Interno sera. Casa di Eireen e Marito Supersonico. In cucina spicca una tavola apparecchiata a dovere per cinque e sui fornelli troneggiano pentole che bollono. L’atmosfera è di attesa e un po’ di tensione. Ore 19:00 suona il campanello: i vicini di casa, Moglie Tedesca e Marito Tedesco, sono arrivati. Dopo i convenevoli e qualche imbarazzo iniziale, la conversazione si avvia, l’atmosfera si scalda e la serata si svolge allegramente.
MS – certo la lingua tedesca è difficile eh. La struttura della frase è rigida, non si possono scambiare le parole all’interno di una frase, non c’è libertà, non c’è flessibilità, non c’è convenienza, non c’è il 2×3, non c’è l’ampio parcheggio all’ingresso!
MoT – Sì, certo è così, abbiamo una lingua molto strutturata, organizzata, disciplinata. Come tutte le cose in Germania!
MaT – È verissimo! Qua ogni più piccola cosa è rigidamente controllata, regolamentata.
E – Sì, ho notato anche io che ci sono regole per qualunque circostanza; persino su come si parcheggia l’auto in strada, che si può collocare solo nella direzione del traffico, ad esempio, per evitare di dover fare manovre pericolose quando la si vuole spostare
MaT – (con aria critica) Assolutamente. Tutto è previsto, tutto è inquadrato in qualche legge, in qualche paragrafo o sottoparagrafo che ti dice come bisogna fare dalla A alla Z, senza eccezioni.
MoT – E c’è solo un modo di fare ciascuna cosa. Uno. Punto. Si fa così, non ci sono discussioni. Eccezioni? Poche e sparute.
E – (tra sé e sé) Ma guarda, credevo che i tedeschi manco si rendessero conto di quanto sono strutturati e organizzati in tutti gli aspetti della loro vita, fino a regolamentare come si va al cesso; pensavo che ci fossero talmente dentro, da non farci neanche caso. E invece guarda un po’, criticano questo loro stesso modo di vivere.
MaT – Per esempio, a me piace pescare. E sapete che cosa devo fare per poter pescare qua in Germania? Oltre a pagare un sacco di soldi, devo fare un esame. Un esame dove dimostro che so pescare, ammazzare il pesce, trattarlo.
E – (ironica) Addirittura? E quindi immagino tu debba fare un corso, altrimenti come fai a sostenere l’esame? L’arte dello scuoiare il pesce o una roba simile.
MoT – Ovvio, c’è il corso, dove impari a pescare proprio come descritto dalla legge 132 paragrafo 76, sottoparagrafo A, righe 5-23; poi c’è l’esame, poi ottenuto il mio patentino bello bello, posso finalmente pescare. Ma non dove dico io eh. Ah no. Dove dicono loro: a te pescatore nr. 34B toccano i laghi D, F, Z del circondariato lacustre nr. 18.
E – Guarda che cosa tocca fare per due trote!
MoT- Ecco, appunto. Pensare che di recente sono andato in Norvegia, ho detto che volevo pescare, ho pagato 5 euro e ho potuto pescare per una settimana liberamente e dove volevo. I norvegesi, quelli sì che sanno vivere!
E (riflette) E io che credevo che solo noi italiani fossimo usi a criticarci e pensare sempre che più a nord hanno capito tutto meglio di noi.
La cena continua, viene servito il pesce, il vino scorre, le chiacchiere proseguono.
E – Allora, Moglie Tedesca, come prosegue la gravidanza? Quando arriva il bimbo? Racconta.
MoT – Ah tutto bene, una meraviglia. Sono proprio contenta; peccato che avere una figlio qua a Monaco, o più in generale in Germania, sia diventato così difficile, un percorso ad ostacoli.
E- (soffocata dalla stupore) ma non è da noi in Italia che è impossibile fare figli, che non ci sono politiche di sostegno alla famiglia, che non ci si può permettere il lusso di diventare genitori e bla bla bla?
MS – (con aria curiosa e interessata) Non capisco, che cosa intendi? Non è forse la Germania il paradiso delle famiglie, con facilitazioni, sgravi fiscali, maternità lunghissime, gente felice che fa figli a gogò e li porta al parco serena, uno nella fascia portabebè, uno nella carrozzina, uno per mano?
MoT – Mica tanto. Facci caso: qua nessuna coppia si azzarda ad avere figli prima di compiere 35-40 anni. Io, che ho 26 anni, sono un’eccezione. Al corso pre-parto ero la più giovane e mi guardavano con curiosità; c’era una di 41 anni al suo primo figlio! Poi soprattutto qui a Monaco è un delirio, col costo della vita, gli affitti, pochi asili a disposizione.
MaT – prendiamo il caso, che ne so, di una madre single che fa la parrucchiera. Che cosa guadagnerà? 2000 euro al mese lordi. 1300 circa netti. Credete che riesca a mantenere se stessa e il bimbo con quella cifra a Monaco? Ahahahaha. Tra appartamento, asilo per il pupo, spesa, bollette… Fa prima a emigrare altrove.
E – Già, in effetti. Difatti ho sentito dire che Monaco è la città dei single. Per forza: se hai famiglia qua, non ce la fai a tirare avanti, salvo che tu non abbia un mega-stipendio.
MS – A proposito, in media che cosa guadagna al mese un impiegato a Monaco, tanto per cercare di capire?
MaT – Impossibile dirlo. Ci sono troppe varianti in gioco: dipende moltissimo dal tipo di lavoro. Però vi posso dire una cosa: quello che guadagnavo a Dresda come ingegnere, qui a Monaco lo guadagna il meccanico di un’autofficina.
MoT – Perché siamo a Monaco. E la vita costa.
MS – Allora conviene andare ad abitare il più fuori possibile!
MaT- certo fuori, ma attenzione a non andare troppo fuori. Monaco è una città internazionale, aperta, tollerante. Ma provate a spostarvi in città più piccole in Baviera e vedrete come cambia la musica. O andate in certi piccoli villaggi bavaresi, provate ad integrarvi e poi ne parliamo.
E- Cioè? Del tipo che se sei un uomo e non giri coi Lederhosen e i baffoni non ti considerano?
MoT – Beh non proprio, ma quasi. Per esempio, se non sei cattolico, non vai a messa tutte le domeniche, non fai il volontario nei Vigili del Fuoco locali, beh, non aspettarti troppa accoglienza. Alcuni sono capaci, se non sei come loro e ti siedi allo stesso tavolo, di alzarsi ed andarsene. Letteralmente. Ti escludono, ti emarginano, ti ritrovi isolato. E dopo un po’ sei tu che te ne vai; volontariamente. Per così dire.
E – Ammazza, sono tosti ‘sti bavaresi. Fiuuuuu, allora per fortuna che siamo atterrati a Monaco, dove il 60% dei bambini ha almeno un genitore che non è tedesco!
MoT – Certo, qua si vive bene, la città offre decine di occasioni di lavoro, soprattutto per ingegneri o tecnici. Vuoi un lavoro? A Monaco lo trovi! In fretta e bene. Io, per esempio, lavoro in un ufficio dove offro servizi alle persone che lavorano negli uffici del palazzo dove mi trovo. È interessante, unico problema è che ogni tanto mi annoio. Abbiamo pochi clienti, anche se sono tutti soddisfatti.
MaT – Ecco, questo è un altro tipico problema tedesco. Il problema del marketing. Il tedesco medio chiede un servizio, il servizio funziona, lui è contento, se ne va. Fine della storia. Difficilmente andrà in giro a dire: “Uh ho usufruito di questo servizio, è eccellente, è una figata, andate tutti lá!”. No, lui darà per scontato che doveva funzionare bene, ha funzionato, quindi tutto nella norma.
MoT – Qui in Germania funziona tutto, quindi perché fare pubblicità a un posto in cui funziona tutto? È solo ovvio.
MaT – I tedeschi si svegliano solo quando c’è da lamentarsi. Allora lì sì che aprono la bocca e parlano. Eccome se parlano: si lagnano, criticano, si fanno sentire. Ma se tutto è ok, allora zitti, bocca cucita e non dicono beo neanche se li prendi a selciate.
MS – In questo modo però un buon servizio non può diffondersi: nessuno ne parla e quindi la clientela non aumenta.
MoT- Difatti qui in Germania da quel punto di vista è dura, bisogna lavorare sodo. Non puoi sperare che la voce si diffonda da sola e che la clientela aumenti di conseguenza.
E – Beh in Italia è il contrario: poiché niente funziona, se qualcosa va bene, allora partono le lodi sperticate, i commenti positivi con gli amici, il passaparola… Un altro mondo.
La serata continua ancora, il confronto culturale anche e alla fine si scopre quanto si possa imparare su un paese da una semplice cena tra amici: quasi più che in anni e anni di corsi di cultura all’università…
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