Stamattina, leggendo “Italians” di Beppe Severgnini, una lettera in particolare mi ha colpita. S’intitola “Perché pensate che la Germania sia il paese di Bengodi?”, scritta da Rita Cagiano. La riporto integralmente:
“Gentile Severgnini, mai come quest’anno il nostro soggiorno estivo in Italia è stato accompagnato da un certo imbarazzo generato dal modo in cui noi, famiglia italo-tedesca residente in Germania, siamo stati percepiti in Italia. Tralasciamo una richiesta, nemmeno troppo velata, di cercare un lavoro in Germania ad una parente da parte di conoscenti nemmeno troppo stretti, cosa da far drizzare i capelli anche a chi sa, come me, come vanno le cose in Italia. In generale ci siamo sentiti dei paperoni che vengono dal paese dell’eldorado, dove tutto funziona, dove c’è lavoro a volontà e dove si può fare ogni giorno il bagno in una piscina piena di monete d’oro! La Germania è percepita da una parte come potenza dalle aspirazioni egemoni, dall’altra come paese del Bengodi, peccato che si debba lavorare! Certamente la qualità della vita è alta e lo stato sociale ancora efficiente, ma trovare un lavoro può risultare difficile anche qui, e la paura di perderlo è sempre in agguato. Molti fanno la spesa da Aldi o al discount più vicino, per non parlare dei costi dei servizi. La generazione dei quarantenni/cinquantenni andrà in pensione a 67 anni, e le pensioni saranno da fame. Le proiezioni del governo parlano di una diffusa povertà senile tra 20/30 anni. Ecco, in Germania non si parla di spread perché è più un problema nostro che loro, ma questo non significa che non si parli di Euro e del domani. Il futuro fa tanta paura anche qui. Saluti da Colonia.”.
Questo intervento riassume in maniera ottima il mio pensiero e le mie impressioni. Sei in Germania ed ecco che molti tendono a pensare che tu sia nella Landa di Cuccagna, dove basta allungare un braccio e si colgono frutti maturi da alberi rigogliosi; dove le aziende suonano al campanello della gente implorando di andare a lavorare per loro e dove, in ultima analisi, non vi sono problemi. Non mi stancherò mai di ripetere a tutti gli aspiranti emigranti che questa idea è ben lontana dalla realtà. Consiglio vivamente la lettura di questo ottimo post e i relativi commenti, per farvi un’idea di ciò di cui sto parlando.
Proprio ieri facevo due chiacchiere con una vicina di casa, qui a Monaco, e si ciarlava delle ferie. Indovinate dove le ha fatte lei? Polinesia in resort di lusso? Non esattamente. Tour delle capitali Europee? Acqua. Visitato le principali città tedesche alloggiando in simpatici alberghi tipici? Nemmeno. La verità è che è rimasta a casa sua. Ha rinunciato alle ferie e, dal tono con cui l’ha detto, dubito si sia trattato di una scelta volontaria. Mentre ne parlava, la sua voce era tra il mesto e il malinconico. Si è autoconsolata dicendo: “Beh ma il tempo è stato comunque bello”, ma non è stata molto convincene. E non è la sola. E non si tratta di una signora indigente, ma di una persona normalissima. Il punto è che, vista da lontano e attraverso il cannocchiale del wannabe expat, la Germania pare il luogo idiallico che, una volta conquistato, regala pace, benessere, gioia, latte, miele e noccioline a chiunque. Infatti, nonostante le mie minacce, i post antipatici al riguardo, i toni da cafona di alcune risposte a certi commenti – o in alcuni casi addirittura il silenzio stampa – non cessano di fluire a me le richieste più disp(e)arate, da parte di gente che sogna di trasferirisi qui e di dare LA svolta alla propria precaria esistenza. “Eireen, ho tre figli piccoli e un compagno che non parla nè tedesco, nè inglese. Secondo te faccio bene a trasferirmi a Monaco senza avere ancora un lavoro?”. La risposta? NO. NO. NO. Sei una donna con figli piccoli e non sei neanche tanto sicura di voler espatriare? Vieni a Monaco solo al seguito di un marito con uno stipendio molto esuberante. O non venire affatto. Diventerai cretina per gestire lavoro [se lo trovi] e pargoli e inoltre il povero compagno al seguito che non parla la lingua, che farà? E se avrete lasciato l’Italia con motivazione così così, siete fritti. Pessima l’idea di avventurarsi con famiglia, ma senza avere già un lavoro: quello sarebbe un finissimo modo per autotorturarsi e finire per tornare miseramente in patria depressi e demotivati.
Non la voglio tirare troppo in lungo con esempi già menzionati in altri post, ma chiudo con il consiglio principe, quello che ripeto sempre, quello che ormai i miei lettori hanno la nausea, quello che è il più banale di tutti, ma che molti, troppi sottovalutano. Non sognatevi neanche di notte di riuscire a cavarvela in Germania senza il tedesco. Non esiste. Punto. Riuscireste ad immaginare una vita normale in Italia senza un bit d’italiano, affrontando uffici pubblici, negozi, banche, assicurazioni, asili, scuole, istituzioni, tv, radio, giornali?
Ecco.
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